Il 2 novembre abbiamo avuto l’onore di rendere omaggio a tutti coloro che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del nostro paese e nelle nostre vite: i nostri cari defunti e i valorosi combattenti caduti durante i conflitti, con un occhio di riguardo ai nostri eroi del 1915-1918 in prossimità della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate del 4 novembre. Questa giornata di ricordo si è svolta con un rinnovato spirito di memoria collettiva. Abbiamo voluto così collegare il filo della memoria storica alla riscoperta delle nostre radici, grazie anche al prezioso lavoro di un gruppo di volontari che ha permesso di recuperare e condividere documenti e immagini toccanti dei nostri soldati. Questo momento di riflessione ci invita a tracciare un ponte tra le generazioni, rafforzando il senso di comunità e continuità con il passato, nella speranza che il sacrificio e la resilienza siano di ispirazione per un futuro di pace e concordia. Con questo spirito, l’amministrazione comunale si è fatta promotrice di un omaggio che va oltre il ricordo: una celebrazione della vita, della storia e dell’impegno civile.
Buongiorno. Siamo qui per ricordare i nostri combattenti e caduti del conflitto 1915-1918, ma in realtà per tutti i caduti e per tutte le persone che ci hanno lasciato. Formalmente, l’occasione ci è suggerita dal recupero di documentazione, ad opera di un gruppo di volontari a cui abbiamo affiancato, grazie anche alla collaborazione di comuni cittadini, immagini fotografiche dei nostri soldati e insieme il famoso proclama del generale Diaz del 4 novembre 1918: “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.”
Ma ora qui occorre immaginare quel contesto fatto di giovani ostianesi che lasciarono le loro case, il lavoro nei campi, cascine solitarie, famiglie con bambini piccoli, una vita già fatta di sacrifici difficili anche solo a raccontarsi. Osservando queste foto, sia in questo camposanto sia riportate su carta, foto seppiate dal trascorrere del tempo, si è colpiti da diversi aspetti: le fisionomie di quei volti lasciano indovinare i volti di chi è vivo attualmente, e non pochi dei nomi e cognomi sono assolutamente identici a quelli di molti abitanti del paese attuale.
Siamo dunque in un passato individuabile nell’epoca presente e viva. Siamo allora veramente in grado di fare esercizio di memoria in un tempo, come il nostro, senza memoria, un tempo talora frastornante e vuoto, che avvolge le persone, soprattutto giovani, tendendo a far scomparire ogni passato e forse ogni ricordo, ricordo che sarebbe già esso stesso una forma di preghiera.
Ricordare il passato di questi ragazzi soldati vuol dire ricordarli individualmente ed insieme metterli in congiunzione col passato di un’intera comunità e, nel segno di una continuità, ristabilire un contatto tra generazioni. Ma soprattutto nella giornata dei defunti, questo atteggiamento vale per tutti, per tutti quelli che abbiamo lasciato indietro. Quando percorriamo i viottoli di questo cimitero, vale per chi abbiamo conosciuto e ci ha visto crescere, vale per i maestri di scuola che ci hanno educato, vale per i famigliari che hanno fatto sacrifici per noi, vale per gli umili che abbiamo incontrato, vale per i morti dimenticati, quelli che a malapena si sa che sono esistiti, cui la pietà popolare ha dato un nome (i morcc desmentegacc).
Ecco quindi che ricordare, oltre che un atto dovuto di gratitudine, non è o non è solo un atto di nostalgia, ma è un’azione concreta di recupero della propria storia, sia individuale che di comunità, un’azione di opposizione allo straniamento ed allo spaesamento e, a ben guardare, un atto di amore verso il proprio paese e i padri che lo abitarono e lo ricostruirono. Voglia il destino che tutto questo possa preludere, nelle giovani generazioni, a una stagione dove il sacrificio e la durezza inevitabile della vita, consapevolmente assunti su di sé, possano incontrare un cammino di mitezza e di pace.
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Sindaco e amministrazione comunale.